Parcheggio nel parco del dopolavoro ferroviario a Bologna che è già quasi buio. Aspetto pochi minuti in auto l’ora convenuta. Raduno le mie cose e mi avvio verso la palestra.

Sono stato qui solo una volta, in passato, e non ricordo esattamente dove andare. Mi lascio guidare dalla memoria visiva che, fortunatamente, non mi inganna. È un luogo che non ti aspetti, nascosto fra il ponte di Stalingrado e la ferrovia. Edifici dalla destinazione misteriosa si alternano a spazi vuoti, apparentemente semi abbandonati o, quantomeno, un po’ trascurati.

Riesco ad imbroccare l’ultimo passaggio che mi conduce al Dojo Seishinkan.

In lontananza, nella penombra, una figura seduta, di fianco alla porta, di cui riesco a malapena ad identificare i contorni. Stefano mi aspetta con il suo inseparabile sigaro e mi accoglie come al solito affettuosamente. Scambiamo due chiacchiere nell’aria fresca, sul finire di una bella giornata di sole autunnale e, poco dopo, ci decidiamo ad entrare per dare inizio alla nostra intervista.

Va bene qui? Mmm… forse un po’ troppo buio…

Ci togliamo le scarpe ed entriamo nello spazio deputato alla pratica. Prendiamo due sedie, accendiamo le luci, ci mettiamo comodi.

Sarà una chiacchierata molto informale, puoi dire tutte le schiocchezze che vuoi, lo avverto.

Ah, benissimo… – se la ride un po’ nascosto dalla barba.

Cominciamo…

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alle nostre news