Anche quest’anno, come lo scorso, il nostro dojo si è ripresentato con Riccardo e Mattia ai campionati individuali Kyusha.

Partecipare era doveroso. Nel 2024 avevamo avuto le semifinali a portata di mano, ma siamo riusciti ad arrivare solo ai quarti. Con il fiato un po’ ‘corto’ e una consapevolezza ancora da costruire.
Quest’anno quindi, i nostri Kyusha avevano intenzione di riprovarci e, per far ciò, si sono allenati senza risparmiarsi fra lezioni in “casa”, seminari su e giù per l’Italia e diverse competizioni (come quella recentemente tenutasi a Roma).

E quindi eccoci di nuovo qua, pronti a misurarci con noi stessi prima di tutto e poi con i migliori Kyusha italiani.
Sono sempre stato convinto che, mentalmente, le poule siano il momento più difficile da gestire a causa dell’alta probabilità di dover affrontare due incontri consecutivi. Qualora il primo andasse male, bisognerebbe avere la lucidità di “ripartire da zero” semplicemente dimenticando l’incidente di percorso. E non basterebbero certo gli incitamenti dall’esterno o qualsiasi frase motivazionale ci si possa inventare. Il vero – e unico – motore che può muoverci verso la rimonta e la vittoria è quello dato dalla somma delle ore di allenamento e di studio che abbiamo accumulato nel tempo. 

La sicurezza che mostriamo al nostro avversario quando incrociamo gli sguardi per la prima volta nasce solo dalla consapevolezza della nostra preparazione e della qualità del nostro Kendo.
Riccardo ha la sfida nello sguardo. La sicurezza di Mattia in se stesso è meno granitica. 
Sebbene siano entrambi molto motivati, scalare tutta la montagna non sarà certo semplice.
Gli incontri delle poule terminano con tre vittorie: entrambi primi.

Agli ottavi purtroppo Mattia perde in encho visibilmente stanco e poco concentrato. Il suo avversario – sebbene del suo stesso suo livello – è riuscito a mantenere la lucidità più a lungo e si è gestito meglio dal punto di vista fisico. Abbiamo trovato un elemento su cui lavorare per il futuro, questo è il nostro vero obiettivo. Non perdere occasioni per crescere.

Riccardo, invece, è totalmente focalizzato: continua a vincere in modo convincente, esibendo uno spirito fortissimo in ogni colpo. Posso rimproverargli solo un po’ di lentezza nelle gambe e qualche sbavatura nello zanshin dopo l’attacco. Ma per il resto è molto efficace.
La giornata scorre e gli incontri scorrono con essa. Quarti di finale, semifinale e poi finale.
Per noi non è un’occasione come tante altre: per il nostro dojo è la prima finale nazionale ma, soprattutto, la prima finale tutta marchigiana. 

Incontriamo Angelo Polidori del Yuushikai Kendo di Civitanova Marche.
Riccardo ha il vantaggio di aver terminato il suo incontro in anticipo e di aver visto parte dell’altra semifinale. Si è già fatto un’idea di come tirerà il suo ultimo avversario.

Inizia la finale.
Il primo ippon lo porta a segno Riccardo con attacco al men.
In genere, quando sei in una situazione di vantaggio, l’esperienza imporrebbe di rimanere attivi ma senza troppo scoprirsi. Angelo, approfittando dell’eccesso di zelo di Riccardo, riesce ad intrappolarlo in un bel kaeshi-do. Ippon: 1 a 1 e si ricomincia.
Nonostante il colpo subito Riccardo riesce a mantenere la concentrazione. Gestisce bene la situazione e, una trentina di secondi dopo, segna con un men davvero molto deciso, il punto finale che lo porta a diventare campione italiano kyusha 2025.

Soddisfazione? Tanta anzi direi tante.

I nostri ragazzi hanno portato a Modena il kendo che cerchiamo di coltivare, che di certo deve ancora crescere, ma ha alla base uno spirito forte e sincero.

Riccardo è diventato campione italiano ed è il primo titolo nazionale per il nostro dojo.

Ma, ancora più importante, l’aver assistito ad una finale che si è trasformata in un derby di una regione, le Marche, che conta solo quattro piccole associazioni di kendo. Un percorso lungo 20 anni, possibile solo alla dedizione dei nostri corregionali, degli insegnanti che ci hanno accompagnato finora (in primis Stefano Betti e Salvatore Bellisai) e tutti i praticanti di tutti i gradi che passando dalle nostre parti hanno versato un po’ d’acqua per le nostre radici.

Forse qualche anno fa non ci avremmo creduto. Ma è il segno che anche da questo territorio possiamo aspettarci atleti che, come i nostri due finalisti, potrebbero essere destinati a farci vedere un kendo di ottimo livello e, perché no, ad aspirare a qualche posto nella selezione della nostra nazionale.

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